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La storia

lapide commemorativa di Adolfo PansiniLa scuola è intitolata ad Adolfo Pansini, giovane studente vomerese impegnato fin dall’età di 15 anni nella lotta contro il fascismo  e ucciso  dai tedeschi il 30 settembre del 1943, durante le Quattro Giornate di Napoli, a soli 20 anni, insieme ad altri giovani compagni nella Masseria  Pezzalonga, a pochi metri dall’attuale sede centrale del Liceo.

da “Il terrazzo della Villa Rosa”  di Maria Orsini Natale, 1998 “(…) La polizia politica era imbestialita (…). La banda, come fosse un  gioco, di essa continuava a farsi beffe, e ne appannava il prestigio. Da Roma si sollecitava, si insisteva, si sventagliavano minacce:  bisognava tradurre in azioni concrete quel vano appostarsi. Ma agguantarli tutti non era facile. Avevano giovani polmoni: un momento  prima  c’erano, e poi non c’erano più. Sembrava potessero galoppare a perdifiato accanto ai tram, saltare sullo staffone, scendere a  piacimento e, in quelli che potevano sembrare solo esercizi di destrezza, lasciare sui gradini pacchetti di manifestini sovversivi con la stella  rossa, la falce ed il martello. Gli scalini del tram perdevano poi pian piano i foglietti in una scia colorata che seguiva il veicolo nella corsa e nel vento.  In particolare la squadra politica avrebbe voluto sbandierare la cattura di chi sembrava essere il capo di quell’accolta “e fetiente”. Sapeva qualcosa Michele di questo sventurato che nelle sue imprese si precipitava in bicicletta di volata per le più ripide discese di Napoli: Calata Petraio, Magnocavallo, Salvator Rosa, Rampe Brancaccio, lasciando dietro di sé un turbinare variopinto di volantini? E, fatto gravissimo, la gente raccoglieva i foglietti e l’ammirava, quel ragazzo. I “cazziatoni” da Roma, apocalittici, infuocavano i telefoni perché non si riusciva ad abbrancarlo, il corridore ciclista che giocava a nascondino, né a sapere come si chiamasse. I suoi dati anagrafici si conobbero solo cinque anni dopo, nel ‘43, quando lo colse un mitra tedesco al Ponte della Pigna, durante le Quattro Giornate di Napoli; si chiamava Adolfo Pansini, stava per laurearsi e lo portarono al cimitero nella carriola di un muratore.” 

CHI È ADOLFO PANSINI?

L’istituto è intitolato ad Adolfo Pansini, giovane eroe delle Quattro Giornate di Napoli: il suo ricordo rinforza in noi il forte radicamento nei valori della Costituzione, della libertà e della solidarietà.

Notizie su Adolfo Pansini sono rinvenibili su www.liceopansini.edu.it/chi-era-adolfo-pansini/

Adolfo Pansini, giovane brillante e di luminoso avvenire, che tante volte era riuscito a dribblare i colpi mortali dell’artiglieria nemica a cavallo della sua bicicletta, morì a 20 anni, per difendere quegli stessi ideali che, pochi anni dopo il suo sacrificio, saranno scolpiti nella nostra Costituzione: uguaglianza, giustizia, libertà, solidarietà.

In questo passaggio storico tormentato e complesso, la lezione che quel ragazzo ha impartito a noi tutti/e è quanto mai attuale.

Ogni volta che lo sconforto sembra destinato a prendere il sopravvento, ogni volta che la tentazione di rinchiudersi nel privato, di cedere al disimpegno e al disinteresse appare come l’unica alternativa valida, ci sovvengono storie come la sua a ricordarci che il senso più pieno e profondo dell’umano si dà nell’incontro con l’altro, nella determinazione a non voltarsi dall’altra parte di fronte a un abuso, nella quotidiana difesa della dignità della persona umana, del suo diritto a vivere e ad esprimere pienamente se stessa.

È a questi valori di inclusione, rispetto, giustizia, pace, libertà, solidarietà, parità nella differenza che si è ispirata e si ispira la comunità scolastica che di quel ragazzo porta orgogliosamente il nome, la nostra.

Durante le Quattro Giornate i napoletani e le napoletane scesero in strada per liberare la nostra città dalla medesima tirannia che per decenni aveva avvelenato l’Europa e che aveva legittimato i suoi indicibili abomini in nome della presunta superiorità di un gruppo su un altro, di un essere umano su un altro.

Chiunque studi la Storia sa che quella retorica di sopraffazione e morte è sempre in agguato, pronta a fare capolino ogni volta che le società percepiscono insicurezza, ogni volta che una classe politica irresponsabile, invece di adempiere i suoi doveri e trovare soluzioni, cavalca il malcontento additando alle masse capri espiatori contro cui scagliarsi.

Per questo è importante lo studio, per questo è fondamentale la Memoria. La nostra, oggi come ieri, rende omaggio a questo ragazzo e a chi, come lui, ha combattuto per noi.

A lui, a tutti e a tutte loro, napoletani e napoletane, partigiani e partigiane, va il nostro affetto e il nostro sincero e imperituro grazie.